Calcolo TFR: come si fa? A che cosa fa riferimento? A chi serve?

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Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, non è altro che la fantomatica “liquidazione” che spetta al lavoratore, al termine del contratto di lavoro. Le motivazioni della cessazione del rapporto di lavoro possono essere diverse, ma queste non vanno a incidere sulla richiesta del TFR che spetta al lavoratore. Il TFR spetta al lavoratore anche nel caso in cui l’azienda fallisca. Di seguito, alcune informazioni più dettagliate sul trattamento di fine rapporto, sul calcolo TFR fai da te, e a cosa serve.

Calcolo TFR: a che cosa fa riferimento? A chi serve?

TFR, noto anche come trattamento di fine rapporto, è la retribuzione economica che spetta al lavoratore nel momento in cui cessa il rapporto di lavoro o nel caso in cui l’azienda per cui lavora fallisca. Il datore di lavoro, nel caso in cui sia lui a decidere di cessare il rapporto, non è tenuto a giustificare la motivazione, visto che il TFR gli spetta a prescindere. Quindi, anche in caso di dimissioni, ne ha diritto. Nel caso in cui, invece, sia l’azienda a fallire e quest’ultima non avesse le possibilità di provvedere a tale prestazione economica, il lavoratore potrà fare richiesta al fondo garanzia specifico dell’Inps. In poche parole, quando termina un rapporto di lavoro, al di là della sua durata e della motivazione, il TFR spetta automaticamente al lavoratore. È una specie di stipendio posticipato che deve essere richiesto al momento della cessazione del rapporto di lavoro anche se, in alcuni casi, è possibile chiederne un anticipo. Cioè, si può richiedere un anticipo sul TFR pur continuando a svolgere la propria attività lavorativa e rispettando il contratto di lavoro in essere.

Ovviamente, tale richiesta può essere avanzata nei casi in cui: il lavoratore abbia maturato almeno 8 anni di servizio presso l’azienda cui sta chiedendo di anticipare la liquidazione, la richiesta non deve superare il 70% rispetto al Tfr maturato fino a quel momento, l’azienda può riconoscere annualmente l’anticipo del Tfr a un massimo del 10% dei lavoratori che ne hanno titolo e comunque fino al 4% del numero dei dipendenti, e deve essere la prima volta che il lavoratore ne fa richiesta durante il rapporto di lavoro. Tra le motivazioni che il Codice Civile riconosce per poter richiedere l’anticipo, rientrano le spese sanitarie per cure o interventi straordinari riconosciuti dalla sanità pubblica o l’acquisto della prima casa per sé o per i propri figli.

Calcolo TFR: come si fa?

Quando si parla di questo tipo di calcoli, il consiglio è sempre quello di chiedere aiuto a una persona esperta del settore, un CAF o il consulente del lavoro possono sicuramente aiutarvi a calcolare il TFR che vi spetta. In ogni caso, se volete avere un’idea approssimativa, e provare a quantificare il TFR, basterà effettuare il seguente calcolo. Dopo aver sommato la retribuzione annua dovrete dividerla per 13,5. A tale cifra bisognerà aggiornare annualmente l’’indice di rivalutazione” stabilito in misura pari al 75% dell’inflazione più 1,5% fisso. Insomma, un calcola che molto semplice non è, quindi il consiglio rimane quello di farsi supportare da un esperto del settore per esser sicuri del calcolo effettuato.