La Green Economy, ossia l’economia verde o ecologica, è un modello teorico di sviluppo economico, che si prefigge di analizzare i benefici economici, con un aumento del PIL, tenendo conto dell’impatto ambientale, che sta prendendo sempre più piede. Ma quali sono gli obbiettivi di questa economia? Quali imprese italiane la seguono?
Obbiettivi e vantaggi della Green Economy
Lo scopo principale delle aziende che seguono la Green Economy è quella di produrre, gestendo al meglio le risorse, e senza danneggiare il pianeta. Ciò implica un cambiamento in molti aspetti del lavoro, per queste imprese che vi aderiscono, e principalmente esse devono:
- ristrutturare i propri edifici ed uffici in modo da ottimizzare il risparmio energetico, in particolare per quanto riguarda la dispersione del calore;
- ridurre l’impatto ambientale nelle fasi di estrazione, trasporto e trattamento delle materie prime;
- rinnovare le tecnologie, e queste ultime dovrebbero ridurre gli scarti;
- ridurre le emissioni di CO2 e altri elementi inquinanti, rinnovando le fasi produttive;
Non solo le imprese, ma anche alcune città stanno optando per delle soluzioni green, che comporta il recupero di aree dismesse, realizzazione di spazi verdi ed effettuare lavori di manutenzione edilizia.
Un’economia del genere ha dei limiti, tuttavia: richiede costi più alti delle innovazioni ed un minore guadagno rispetto alle tecnologie e sistemi tradizionali. Ciò non toglie, che abbia numerosi vantaggi di carattere sociale ed economico, in quanto ha lo scopo di ridurre gli sprechi, avere meno impatto sull’ambiente e creare nuovi posti di lavoro.
Le imprese italiane che aderiscono a quest’economia
Secondo una ricerca, risulta che nel 2022 circa il 37,8 % delle aziende italiane ha effettuato degli investimenti Green. Tra le più note di esse si possono citare l’Enel e le Poste Italiane. Tra le altre si possono citare anche:
- la Cedacri, azienda nata nel 1976, che fornisce servizi informatici per il settore bancario e finanziario;
- la Barilla, nota azienda alimentare, che negli ultimi dieci anni ha riformulato 476 prodotti, non solo riducendo del 31 % le emissioni di CO2, ma migliorandoli sotto il profilo nutrizionale;
- la Davines, impresa che produce prodotti per capelli, che nel 2022 hanno preso parte ad una guida volta a ridurre il surriscaldamento globale, e fornendo agli impianti energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili;
- il Gruppo Bracco, multinazionale italiana che opera nel settore chimico e farmaceutico, che negli ultimi anni si è prefissata di incrementare la gender equality, riducendo della metà il volume dei fanghi biologici e aumentando la quota di energia rinnovabile usata nei propri stabilimenti.
Non sono poche nemmeno le start up, fondate da giovani, che cercano di essere anche eco-sostenibili, e tra queste si possono citare la Pixies, fondata da tre ingegneri romani, che hanno realizzato un robot ad energia solare, in grado di riconoscere e raccogliere i rifiuti urbani, la cui autonomia è di circa dodici ore, o la Orange Fiber, nata nel 2014, in collaborazione con il Politecnico di Milano, che produce tessuti per il settore moda usando il succo degli agrumi, recuperandone circa 700000 tonnellate l’anno.