Esistono diversi tipi di procedure concorsuali, che hanno lo scopo di risolvere una situazione di crisi da un’impresa, ed una di queste riguarda proprio i fallimenti. Ma che cosa prevede questa procedura?
Il fallimento
Prima di soffermarsi sulle procedure concorsuali, è bene capire quando un’impresa è in fallimento, secondo la legge. Esso è regolato dal Regio Decreto numero 267 del 1942, e dal 2019 è stato approvato un nuovo “Codice della crisi e dell’insolvenza”.
Per dichiarare fallimenti bisogna tenere presente due tipo di presupposti, ovvero quello soggettivo, in cui il fallimento riguarda soprattutto gli imprenditori e i soci di una ditta, ed oggettivo, nel quale l’imprenditore è in stato di insolvenza. Possono presentare istanza di fallimento i debitori, i creditori e il Pubblico Ministero, ma quest’ultimo solo in determinati casi.
Ad emettere la sentenza di fallimento è il tribunale, e quando ciò accade sono previste diverse fasi, a cominciare dall’apprensione dei beni, ovvero che ai beni della società in fallimento vengono apposti dei sigilli. Si passa, poi, a un accertamento del passivo, dove si mostra la causale e l’ammontare del credito, e questo porta alla liquidazione dell’attivo, che prevede la monetizzazione del patrimonio del debitore in questione. La fase finale prevede il riparto dell’attivo fra i creditori, in cui a questi ultimi vengono attribuiti i ricavati della liquidazione attiva.
Le procedure concorsuali
Tra le procedure concorsuali volontarie, in questo caso, sono incluse:
- il concordato preventivo, che permette all’imprenditore, in determinati casi, di evitare il fallimento;
- l’amministrazione controllata, grazie al quale si può anche effettuare un risanamento;
- la liquidazione coatta amministrativa, che si applica solo alle imprese che sono sotto il controllo dello Stato;
- l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, procedura in vigore dal 1979, che dovrebbe proteggere imprese con più di duecento unita e che hanno un particolare rapporto debito/patrimonio dal fallimento;
- le azioni esecutive individuali, che sono un effetto delle procedure appena citate, che variano a seconda dello stato dell’azienda;
- la chiusura della procedura, che può chiudersi con un concordato o una riforma dell’amministrazione.
I rischi
Il fallimento di una società, in pratica, è una procedura molto complessa, e prevede la sua cancellazione dal registro delle Imprese, nel caso che non si riesca a risanarla. La domanda che sorge e cosa rischiano i soci di una società e chi risponde dei debiti di un’azienda.
C’è da dire che il fallimento di una società non comporta un fallimento dei soci, ed anche se ce ne fosse solo uno, il suo patrimonio personale non viene toccato. I debito vengono pagati dal capitale della società, anche tramite la vendita di immobili o eventuali riserve del capitale in questione. E’ ovvio, che ciò dipende anche dai creditori, che potrebbero decidere di rifarsi sul patrimonio dei soci.
Nemmeno gli amministratori rischiano, a meno che non abbiano agito in mala fede verso il patrimonio della società, tenendo una condotta dolosa.