Gli assegni, ormai, vengono utilizzati sempre più di frequente nei pagamenti. Compilare un assegno in modo corretto e rilasciarlo al destinatario, equivale al conferimento di una somma che, invece, di esser consegnata in contanti o tramite bonifico, viene trascritta su questo pezzo di carta, rilasciato dalla propria banca. Dunque, un assegno bancario è un metodo di pagamento tracciato che indica la cifra che il possessore del conto vuole rilasciare al beneficiario. Una volta accertato di averlo compilato correttamente, indicando il nome del destinatario, l’importo, il luogo e la data, e dopo averlo firmato con penna indelebile, l‘assegno non può più essere annullato, a meno che non si verifichino alcune particolari condizioni. Ma, quali sono i casi in cui diventa possibile procrastinare un assegno? Vediamolo insieme.
Procrastinare un assegno: come si può fare? In quali casi?
Come anticipato, una volta staccato l’assegno dalla matrice “madre”, e consegnato al beneficiario, non è possibile annullarlo. Quando si prepara un assegno, oltre a compilarlo in modo corretto, quindi utilizzando una penna indelebile e riportando luogo, data, importo e beneficiario, è importante controllare la firma che si appone nell’apposito spazio. Questo perché dovrà combaciare (il più possibile) con quella depositata in banca, proprio per accertarne l’autenticità. Colui che riceverà l’assegno potrà recarsi presso la banca e richiedere il corrispettivo in contanti, oppure con un trasferimento direttamente presso il proprio conto corrente. Inoltre, se l’assegno è “non trasferibile”, ovviamente potrà andare a incassare i soldi solo il beneficiario indicato nell’assegno. Ma, in quali casi è possibile annullare un assegno?
Quando si può annullare un assegno
Abbiamo già spiegato che nella compilazione di un assegno è importante apportare la data giusta, questo perché è molto importante conoscere il giorno in cui l’assegno è stato consegnato al beneficiario. Quest’ultimo, infatti, ha un periodo di tempo preciso per riscuotere i soldi, che va da: 7 giorni, se l’assegno è stato emesso nello stesso Comune presso il quale è aperto il conto del titolare del conto corrente, e 15 giorni, nel caso in cui Comune e sportello non si trovino nello stesso luogo.
Trascorso questo periodo, se l’assegno non risulta incassato, volendo, il titolare del conto potrà chiedere di annullare l’assegno e, in questo caso, il beneficiario non potrebbe nemmeno protestare, e perderà sicuramente i soldi. In caso contrario, se il traente, non richiede l’annullamento dell’assegno, il beneficiario potrà incassarlo anche nei giorni successivi. Prima del termine di tempo stabilito (quindi 7 o 15 giorni), colui che ha staccato l’assegno non può in alcun modo bloccarlo e, se il beneficiario dovesse riscuotere i soldi senza rispettare le prestazioni promesse per il pagamento, l’unica soluzione per il traente è quella di ricorrere per vie legali e chiedere di essere rimborsato.