La morte del titolare di un conto corrente presenta non pochi problemi, sia per gli intestatari che per le banche. Tanto per cominciare, esso viene bloccato, fino a che non si presentano dei documenti di successione e, naturalmente, ci sono altre operazioni da seguire. Per saperne di più, si può continuare a leggere questa pagina.
Cosa succede alla morte di un titolare del conto
Non appena viene notificata la morte di un cliente alla banca, quest’ultima è tenuta a bloccare il suo conto, così come prevede l’articolo 48, comma 4, del Decreto Legislativo 346 del 1990, anche se questo era cointestato con altri titolari, a firma disgiunta. I pagamenti automatici, tuttavia, non vengono bloccati, così come l’invio delle bollette, e i bonifici e i pagamenti continuano anch’essi ad essere confluiti nel suddetto conto.
Per sbloccarlo, è necessario che gli eredi del defunto presenti all’istituto di credito una dichiarazione di successione, e tale operazione deve esserre effettuata entro un anno dal decesso del correntista, e bisogna inviare questa dichiarazione anche all’Agenzia delle Entrate. La banca è, poi, tenuta a pagare agli eredi gli interessi attivi sul conto, che non decorrono dalla dichiarazione di successione. Tale conto, viene poi diviso in quote uguali tra gli eredi.
I costi
Per la successione di un conto corrente, è prevista anche una tassa allo Stato, che va dal 4 all’8% del patrimonio del deunto, in base al vincolo di parentela dei suddetti eredi. Per i figli ed il coniuge, infatti, la tassa ammonta al 4 % del patrimonio, se esso supera la cifra di un milione. Il tasso del 6 % si raggiunge se gli eredi in questione sono fratelli o sorelle, mentre in tutte le altre circostanze.
Non si possono, poi, non considerare anche i costi per la dichiarazione di successione, il cui prezzo può variare dai 400 ai 700 euro, ma è una spesa che si può detrarre dalle tasse, per una cifra massima di 294,50 euro.