I fondi comuni sono degli strumenti di investimento, gestiti da società di risparmio, che vengono gestiti in un unico patrimonio. Ma come funzionano? Sono soggetti a tassazione?
Le tipologie di fondi comuni
Di questi fondi ne esistono diverse tipologie, ovvero:
- i fondi obbligazionari, il cui capitale cresce nel giro di tre o cinque anni, e il portafoglio è in obbligazione e liquidità;
- i fondi di liquidità, anch’esso destinato a portafogli con liquidità ed obbligazioni, ma i primi non si possono investire in strumenti ed azioni che non hanno rating, ed il loro rendimento è superiore ai BOT, ma inferiore ai fondi obbligazionari;
- i fondi azionari, in cui il 70 % del portafoglio si investe in azioni, ed il capitale dovrebbe crescere in sette o dieci anni, se non di più;
- i fondi bilanciati, che prevede di investire in vari titoli di Stato, azioni ed obbligazioni, sia in Italia che fuori, in un unico vincolo, e la quota del portafoglio destinata alle azioni va dal 10 al 90 %, e dovrebbe crescere in più di cinque anni;
- i fondi immobiliari, che investono il patrimonio proprio in questi beni, e la loro funzione varia a seconda della stabilità dei mercati finanziari;
- i fondi ETF, dei fondi con le quote negoziabili, che si distinguono a loro volta in varie categorie;
- altri fondi, ovvero fondi comuni costituiti da quote di altri fondi, anziché titoli finanziari.
Essi si distinguono poi per fondi aperti e fondi chiusi, ed essi si distinguono, soprattutto, per il capitale, che può essere, rispettivamente, variabile o fisso. I fondi chiusi, in particolare, sono proposti a investitori selezionati, con un capitale considerevole.
La tassazione dei fondi comuni
Chi partecipa a questi fondi, ovviamente, è soggetto a regime fiscale, e quelli operanti in Italia possono avere una ritenuta che ammonta al 26 % sui proventi, ma essa può variare a seconda della società di investimento.
Se l’intermediario che gestisce i fondi è italiano, la tassazione è gestita da esso, in un regime di risparmio gestito o amministrato, ed in entrambi i casi l’investitore riceve sul proprio conto la quota al netto della tassazione. Invece, nel caso che l’intermediario sia estero, il regime di risparmio non è quello amministrato o gestito, ma è sottoposto a regime di dichiarazione, ed in questo caso bisogna fare una distinzione tra i fondi all’interno dell’Unione Europea e fuori, per verificare la distribuzione dei proventi, nonché la tassazione.
Non bisogna dimenticare che questi fondi di investimento sono sottoposti a vigilanza, da parte di diversi organismi, tra cui la Consob e la Banca d’Italia, di cui il primo controlla i requisiti delle società di risparmio, mentre la seconda autorizza, una volta sentita la Consob, le attività di tali società.