Concordato bianco: che cos’è? Quando vi si ricorre?

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Il concordato bianco, noto anche come concordato preventivo, è un procedimento concorsuale del diritto fallimentare italiano, a cui può ricorrere un debitore che si trova in uno stato di insolvenza o di crisi, per risanare la propria attività e, se è il cado, cederlo a un terzo soggetto. Ma come funziona questa procedura? In quali casi si ricorre ad esso?

Che cos’è il concordato preventivo e chi può richiederlo

Il concordato bianco è uno strumento di legge, regolamentato dal Regio Decreto 267 risalente al 1942, che stabilisce la Legge Fallimentare, e dalla sua riforma, riportata nella Legge 155 del 2017. Esso serve sia a favorire il risanamento di un’impresa che a tutelare il debitore.

Ne esistono tre tipologie, ovvero:

  • il concordato con cessione beni, con il quale l’imprenditore può saldare i debiti cedendo dei beni che facciano parte del patrimonio immobiliare e mobiliare dell’impresa;
  • il concordato con continuità aziendale, che può evitare la chiusura dell’azienda e mantenere i suoi livelli di occupazione, che sia l’imprenditore o un terzo soggetto a portarlo avanti;
  • il concordato con assunzione di garanzia, nel quale chi si assume gli onore di tale concordato può assolvere all’impegno, mantenendo le attività dell’azienda.

Ad usufruire di una soluzione di questo genere, possono essere quelle società che hanno i requisiti richiesti nella Legge Fallimentare 160 e 161. Non vi rientrano, invece, chi nei tre esercizi precedenti all’istanza o dall’inizio dell’attività non ha mai superato i 300,000 euro lordi annui, chi non ha avuto dei ricavi pari a 200,000 euro all’anno in tale periodo, oppure, sempre nello stesso lasso di tempo, ha accumulato debiti per oltre 500,000 euro.

La procedura

Per usufruire di questo concordato bisogna effettuare un ricorso, sottoscritto dal debitore a da un professionista nominato da esso (come un avvocato o un notaio). Se a richiederlo è una società, devono essere i soci a sottoscrivere la domanda.

Alla domanda di ricorso, si dovranno allegare dei documenti, ovvero una relazione sulla situazione finanziaria, economica e patrimoniale dell’azienda, nonché il suo stato analitico, un elenco dei creditori e dei titolari che hanno diritti sui beni del debitore in questione, il valore dei suddetti beni, una relazione di un professionista che opera al di fuori dell’impresa, e che attesta che la documentazione presentata è autentica, e un piano di rientro, nel quale sono specificati i modi e i tempi in cui l’impresa vuole adempiere al concordato.

Una volta presentata questa documentazione, il Tribunale dovrà approvare la sua ammissibilità, e dovrà quindi nominare un giudice delegato e un commissario giudiziale, ordinare l’iscrizione del provvedimento al registro delle imprese e il versamento di una somma per coprire le spese di procedura (entro una decina di giorni) e fissare le date perché i creditori possano esprimere il loro voto.

Se questo concordato viene respinto, perché non rientra nei criteri previsti, e su richiesta di un pubblico ministero o del creditore, può dichiarare fallimento con separata sentenza.