Le pensioni integrative, offerte da banche, compagnie assicurative ed altri istituti di credito, sono delle forme di risparmio da aggiungere a quelle erogate dall’INPS. Esse si possono scegliere in base al proprio reddito ed esigenze, ma per sapere quali sono le migliori a confronto si può continuare a leggere questa pagina.
Le migliori pensioni integrative
Secondo dei dati, tra le migliori pensioni integrative si possono includere:
- l’Eurorisparmio Fondo Pensione, a cui possono aderire i lavoratori conferendo il proprio TFR, e tale adesione si può fare online, e i pensionati possono riscattare la pensione anche solo dopo cinque anni;
- l’Allianz Insieme, che può fornire una rendita integrativa in forma di capitale fino al 50 %, e delle rendite offerte ce ne sono cinque tipologie;
- la Cattolica Gestione Previdenza, dall’alta flessibilità, e con quattro forme di rendita, in caso di morte o invalidità totale e permanente, il capitale fisso assicurabile va dai 100,000 a 150,000 euro;
- l’HDI Azione di Previdenza, la cui rendita vitalizia è rivalutabile e con varie opzioni;
- l’Anima Arti e Mestieri, un fondo pensione rivolto a lavoratori e non, con diversi benefici fiscali;
- la Credit Agricole Vita, che include tre tipologie di pensione, ovvero il Fondo Pensione Aperto, il Fondo Pensione Più ed il Progetto Previdenza;
- il Fondo Pensione Aperto Giustiniano, la cui pensione integrativa si forma attraverso versamenti personali e/o TFR.
Come funzionano le pensioni integrative
Le tipologie di pensioni integrative sono diverse a seconda dell’ente che le offre, ma generalmente, secondo il decreto legislativo 252 del 2005, si possono distinguere per:
- fondi chiusi, che si possono definire negoziabili, e sono istituite dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro;
- fondi aperti, complementare, istituite da banche, enti assicurativi, società di gestione di risparmio, etc;
- piani pensionistici individuali, che rappresentano contratti di assicurazione sulla vita con delle finalità previdenziali;
- piani pensionistici preesistenti, la cui istituzione risale al 1992, hanno le stesse caratteristiche di quelli appena descritti.
Nella fase di accumulo, i contribuiti annui versati a questi fondo devono rientrare nella somma di 5.164,57 euro, ed un simile importo prevede il contributo del datore di lavoro. Sono esclusi dalle deduzioni, le quote del TFR. I rendimenti soggetti ad imposta di questi fondi ammontano, invece, al 20 % (in alcuni casi 26 %).
Per un’anticipatazione, di queste pensioni, totale o parziale, bisogna guardare i regolamenti di ogni polizza, ma in genere si concedono per spese di ristrutturazione, spese sanitarie o per altri motivi personali, ma sempre dopo un certo lasso di tempo oppure se si è arrivati ad una certa percentuale.