I conferimenti d’azienda sono operazioni straordinarie. Si tratta infatti di una riorganizzazione completa dell’attività produttiva. Non potrebbe essere altrimenti, dato che un’azienda viene trasferita da un soggetto economico, che si definisce conferente, ad un altro, chiamato conferitario. L’operazione non prevede esborso in denaro, ma chi trasferisce partecipa al capitale della società conferitaria.
Il conferimento d’azienda
L’azienda trasferita possiede comunque tutti i mezzi che servono a continuare l’attività. Il conferente deve infatti mantenere anche in seguito la sua identità, quindi non viene cancellato sotto il profilo economico e imprenditoriale.
Il conferimento riguarda l’intera azienda o semplicemente un suo ramo. Il conferente può avere diritto di proprietà, ma non essere necessariamente imprenditore, ad esempio come erede che non esercita l’attività.
In caso il conferente sia una società di tipo commerciale oppure agricolo, può essere in accomandita semplice, in nome collettivo, a responsabilità limitata o per azioni. Può trattarsi anche di un ente commerciale o meno.
Il conferitario riceve invece l’azienda e aumenta ovviamente il suo capitale. Anche in questo caso, può essere ente commerciale oppure no. Se il conferitario e un soggetto preesistente, e non costituito da poco, deve deliberare un aumento del capitale sociale.
In questo caso, non è previsto il diritto di opzione. In pratica, i soci non partecipano all’aumento di capitale in proporzione alla quota che già possiedono. L’operazione non prevede infatti esborso di denaro, ma si trasferisce un bene di natura e l’azienda è fra questi.
Le ragioni del conferimento
I conferimenti d’azienda non obbligano a trasferire ogni cosa riguardi l’impresa, perché il codice civile prevede che il conferente conservi determinati crediti, contratti o altre fonti di reddito. Il conferitario però accetta questa clausola purché i beni esclusi non compromettano la capacità organizzativa ed economica dell’azienda trasferita.
Molti osservatori ne riassumono le ragioni sotto tre aspetti: favorire un’aggregazione competitiva, riorganizzare l’attività e puntare sulle crescita dell’azienda. In questo modo, si può avviare un progetto completamente nuovo e più adatto ad affrontare le nuove sfide dei mercati in continua trasformazione.
L’operazione può essere anche più interessante sotto il profilo fiscale, rispetto ad altre soluzioni aggregative, ma bisogna valutare i singoli casi. Il conferimento riguarda spesso piccole e medie imprese che puntano sulla competitività internazionale, attraverso la valorizzazione che può scaturirne.
I casi più frequenti di conferimento aziendale
La procedura è complessa per tutti gli intrecci che si affrontano sul piano legale (civilistico), operativo e fiscale. Quindi bisogna valutare bene vantaggi e svantaggi con gli esperti di settore, prima di procedere. E’ necessario essere sicuri di aver trovato la soluzione su misura per conferente e conferitario. In ogni caso, le situazioni più tipiche in cui si realizza il conferimento aziendale sono le seguenti:
- Concentrare più imprese in un’unica realtà aziendale quando il mercato punta su operatori economici con grande capacità produttiva. La dimensione in questi casi conta, altrimenti non si regge la forza dei concorrenti
- Le grandi aziende possono fare una riorganizzazione produttiva completa. Caso tipico è il settore automobilistico, che premia le grandi concentrazioni, più dei singoli brand nazionali
- L’aggregazione aiuta inoltre la ristrutturazione finanziaria delle aziende per avere nuovo accesso al credito delle banche
- Il conferimento permette di liquidare imprese o rami aziendali che erano in perdita.