Su cosa conviene investire per il post coronavirus?

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La pandemia del Covid ha trasformato le nostre vite in pochissimo tempo e gli strascichi di questa quarantena si faranno sentire ancora per almeno un anno. Il tanto agognato ritorno alla normalità non sarà immediato, poiché troppe sono le variabili da tenere in considerazione. La possibile, e speriamo improbabile, “ondata di ritorno” in autunno/inverno, le nuove procedure di controllo e sanificazione degli ambienti, l’organizzazione degli accessi nei luoghi di lavoro e molto altro.

Il Coronavirus ha travolto aziende e lavoratori che per mesi sono stati (e sono) senza stipendio. L’inps ha cercato di sopperire con delle cifre una tantum per i professionisti con PI o con la cassa integrazione in deroga, ma la burocrazia italiana sappiamo essere intricata e volta a far stancare chi fa domanda prima di ottenere un risultato. Le perdite economiche si sono viste anche in chi aveva degli investimenti che sono crollati in un paio di giorni, costringendo chi non aveva entrate, a svendere i propri titoli e perdere il capitale.

Ovviamente chi poteva permettersi di tenere intatto l’investimento lo ha fatto in ottica di una ripresa futura, ma stiamo parlando di persone che hanno continuato a lavorare senza subire particolari ripercussioni (tipo gli statali). Il panorama insomma è tutt’altro che roseo: anche se la pandemia sembra aver allentato la sua stretta, il bello deve ancora venire. Molte attività che già erano sul filo del rasoio con le tasse da pagare ormai non riapriranno più, mentre molte altre si ritroveranno con la metà dei clienti (ad esempio bar e ristoranti) e dipendenti in esubero.

In aggiunta a tutto questo, diventeranno obbligatorie delle disposizioni igieniche che richiederanno ulteriori spese. La sanificazione degli ambienti, i dispositivi di protezione monouso, l’installazione di elementi in plexiglass sono tutte cose che hanno un costo che deve essere speso dopo due mesi di inattività. Chi aveva denaro da parte e non lo ha usato per pagare i propri lavoratori, può prepararsi a questo nuovo modo di lavorare in accordo con le disposizioni vigenti,ma chi non aveva il denaro già prima, dovrà chiedere ulteriori finanziamenti che, vista la situazione, difficilmente otterrà.

Alcuni settori al momento non lavoreranno almeno fino alla metà del mese: il turismo sarà un ambito difficile, non solo per le disposizioni, ma anche perché chi ha dovuto usare i propri risparmi per sopravvivere non ha certo in mente di fare le vacanze.
Il teatro e gli eventi in genere dovranno essere selezionati, con un pubblico minore non solo per lo scaglionamento degli accessi, ma anche perché in buona parte della popolazione è rimasta la paura degli assembramenti.

Anche i lavori col contatto diretto, come i massaggi e gli hammam/bagni turchi al momento sono in standby. Alla luce di tutte queste informazioni, in cosa converrà investire nella fase successiva al Covid-19? Ovviamente non si possono fare previsioni particolari su quanto riguarda la totale scomparsa del virus e la ripresa generale, ma possiamo, in base a quello appena detto, monitorare la situazione immediatamente successiva alla quarantena.

I settori che hanno funzionato meglio in quarantena

Cominciamo analizzando il periodo appena trascorso, perché nel caso in cui si paventi un’ondata di ritorno dei contagi, con un nuovo lockdown, potremo partire con investimenti mirati. I due mesi di chiusura hanno infatti visto un incremento del consumo della luce dovuto al fatto di stare più in casa e utilizzare maggiormente l’elettricità per cucinare, lavorare e guardare film.

A tale proposito anche qualche titolo su Netflix e Amazon Prime è sicuramente una buona scelta. Se le persone sono costrette a non uscire, guardano più serie tv e giocano di più online. Lo smartworking ha costretto le aziende ad acquistare prodotti tecnologici come pc, telefoni, software, stampanti e portatili da fornire ai propri dipendenti per permettergli di continuare a lavorare. Anche chi non era fornito di connessione adsl ha dovuto investire subito in dispositivi wi-fi come penne e saponette.

I prodotti per la disinfezione poi, hanno subito un’impennata: mascherine, salviette antibatteriche, gel mani, alcool etilico e guanti hanno raggiunto prezzi quasi vergognosi. Insieme ai piccoli DPI, che probabilmente in estate diverranno insopportabili e saranno usati molto meno, sono cresciute le assicurazioni di assistenza sanitaria.

Grande slancio hanno avuto tutte le piattaforme di videoconferenza, dunque zoom, skype, classroom che sono state l’unica modalità di contatto tra gruppi, colleghi, insegnanti, amici e parenti. Un altro settore in crescita durante la “clausura” sono stati i videogiochi, primo elemento di svago per giovani e adulti, per tenere la mente distratta dai bollettini di contagio quotidiani. La stessa cosa è avvenuta nel settore fitness, con l’acquisto di cyclette e altri dispositivi per lo sport casalingo.

Altro settore molto importante è stato quello delle spedizioni: molti colossi come sda, bartolini, just eat, glovo ecc hanno dovuto assumere corrieri per l’impennata degli acquisti online. Amazon e Ali Baba, se già prima avevano un buon riscontro sul mercato, adesso hanno proprio raggiunto il boom delle vendite. Ultimo ma non ultimo, le grandi catene di supermercati: all’inizio del lockdown le persone si sono precipitate a fare scorta alimentare svuotando gli scaffali. Questo ha portato ad una richiesta di maggiori approvvigionamenti e di conseguenza anche ad un incremento di alcuni marchi.

E’ il caso di tutte quelle aziende produttrici che creano prodotti a lunga scadenza, come ad esempio gli inscatolati (è il caso ad esempio della Campbell, tanto per parlare di mercato estero). Zuppe, latte, passate, pasta, legumi, farina e lievito sono diventati ricercatissimi soprattutto nel primo periodo in cui le persone hanno cercato di accumulare più cibo possibile. Per un periodo abbiamo visto quanto le famiglie si siano impegnate a produrre pizza e pane in casa, vista la noia e l’impossibilità di uscire.

Questo ha fatto si che le bollette della luce lievitassero grazie a migliaia di forni accesi nelle varie case (accadimento subito frenato dopo la prima spesa). Alla luce di questo, adesso passiamo a vedere che cosa tira di più sul mercato in questa fase 2.

Prodotti più in voga nella fase 2

Come abbiamo visto il settore medico e la sanificazione continueranno ancora per moltissimo tempo ad essere acquistati soprattutto a causa delle nuove normative.
Le mascherine, ormai prodotte da chiunque (anche chi non se ne occupava prima) e in tutte le forme e tessuti stanno stancando un po’ quindi subiranno, specialmente in estate una retrocessione nelle vendite.

Il settore sanitario continuerà, e dovrà recuperare tutte le visite che erano in programma durante i mesi di lockdown, ecco che qui le assicurazioni che permettono uno sconto sulle prestazioni private, subiranno una crescita esponenziale. Sempre parlando di igiene e sicurezza, diventeranno obbligatori dei corsi studiati per preposti e rspp, ma l’acquisto di sanificatori ad ozono sarà quasi di rigore per tutti.

I locali come palestre, ristoranti, spa, bar, e tutti quei settori che prevedono un contatto col pubblico, dovranno infatti fare turni di sanificazione dei bagni e degli ambienti con cadenza di mezz’ora/venti minuti. Questo vorrà dire che non basterà assolutamente una sanificazione al giorno, quindi acquistare il macchinario sarà d’obbligo. I disinfettanti in generale resteranno sulla cresta dell’onda per ancora almeno un anno.

Un buon focus ce l’ hanno le aziende che producono ed installano plexiglass. Infatti non solo nei ristoranti, ma anche in tutti quei posti di lavoro che prevedono reception e sportelli, è obbligatorio mettere un pannello di separazione. Investire nel plexiglass potrebbe rivelarsi la scelta giusta in questo momento.

L’economia del lavoro da casa sarà un altro punto da sfruttare: molte aziende con il lcokdown si sono accorte che lo smartworking è una buona soluzione. Il lavoro da casa infatti permette di risparmiare sull’affitto e le spese di un ufficio, riduce gli inquinamenti dovuti allo spostamento in auto, e rende le persone in molti casi più efficienti. Per questo motivo, investire in cloud computing si rivela una scelta vincente: molte ditte avranno bisogno di server virtuali per la condivisione e il back up di dati.

Mercati esteri e mercati italiani

Prima di buttarci in un investimento, dobbiamo tenere conto che il covid ha causato una crisi mondiale generale, e che ogni paese ha reagito in maniera differente. Ad esempio, se ad oggi sembra buona cosa investire nel settore farmaceutico, dobbiamo scegliere bene i titoli da acquistare analizzando paese e casa madre.

Il petrolio ha subito un calo pazzesco e adesso sembra un ottimo momento per comprare ad un prezzo basso per poi rivendere quando si sarà alzato il costo. Prima di buttarsi a capofitto però monitoriamo la situazione: se il prezzo del petrolio si abbassa troppo, non riuscirà più a soddisfare i costi di estrazione e molti fornitori americani chiuderanno. Il taglio di produzione si riverserà sull’economia bancaria, causando un altro genere di crisi.

Anche le compagnie aeree sembrano essere un settore borderline: col bonus vacanza, la prospettiva di vendere voli a prezzi stracciati per invogliare e dare una botta di vita al turismo, sembrerebbe buono comprare qualche azione. In realtà la prospettiva non è rosea dovuta ai costi e al taglio netto dei posti a sedere ( oltre alla paura di viaggiare).
Il segreto per fare dei buoni affari dunque è si lo studio del mercato, ma anche la diversificazione degli investimenti.