Retail: che cosa significa? Qual è il suo mercato?

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La parola “retail” si traduce letteralmente con “al dettaglio” e viene usata nella fase di distribuzione, tra quelle del mercato. Ma come viene valutata sul mercato?

Il retail

E’ bene, prima di tutto, soffermarsi sul retail e capire che cos’è esattamente. In pratica, è l’ultima fase della catena commerciale, ma ne esistono diverse tipologie, come:

  • il retail in sede fissa, ovvero il classico negozio in cui si può trovare un assortimento di merci;
  • i supermercati o i discount, dove la vendita è all’ingrosso;
  • il temporary shop, dei negozi che i produttori aprono per lanciare il proprio marchio e i prodotti;
  • il mobile retail, un esercizio commerciale che vende solo sulle app dello smartphone;
  • l’internet retail, ovvero la vendita online su siti di e-commerce;
  • il vending machines, o meglio i distributori automatici, con i quali si possono acquistare i più diversi prodotti, non solo alimentari, e hanno il vantaggio di essere aperti tutto il giorno.

Nella catena distributiva commerciale è il commerciante al dettaglio, o retailer, la figura che si occupa di questo tipo di vendita, che a sua volta acquista i beni da un grossista (o in alcuni casi dal produttore stesso) e a sua volta lo rivende nel suo negozio. I prezzi del retail, rispetto a quelli dell’ingrosso, sono di sicuro più alti, perché nella vendita bisogna considerare i costi di gestione e le spese di promozione del prodotto.

Il mercato del retail nell’ambito della finanza

A livello finanziario, il termine “retail” si usa per indicare il mercato in cui operano degli investitori, sia come persone fisiche che come istituzioni, tramite numerose operazioni di importo, contenuto in maniera relativa, e più delle volte sono spinti a investire. Gli investitori retail, che siano imprese, enti o privati, non possono, tuttavia, essere qualificati come dei clienti professionisti.

Gli investitori qualificati di retail, invece, hanno delle competenze professionali che possono svolgere un ruolo determinante, anche se non sono istituzionali, ed hanno più competenze ed abilità. In Italia, questi investitori, possono ricavare un guadagno non inferiore a due milioni di euro.